Hintha e l'arte birmana

Hintha e l'arte birmana

L’immagine mostra dei pesi (in questo caso monetali) in forma di hintha.  Cosa è un Hintha? Perché viene utilizzato un cigno per dei pesi?

Beh semplicemente perché l’hintha nel Buddhismo birmano rappresenta la saggezza ed anche la regalità (un re deve essere saggio) e la gestione del patrimonio deve essere fatta con saggezza. 

 L’hintha in Myanmar lo si trova rappresentato ovunque.

 

Dopo gli articoli introduttivi su Myanmar (Myanmar: ascoltare la Birmania e la storia non raccontata della lacca  birmana) proseguo nel cercare di raccontare un popolo cosa non facile soprattutto se sei nato e cresciuto in una cultura occidentale e colonialista che ti cresce insegnando che non esiste nulla oltre la tua cultura se non grossolani tentativi di imitazione.


Ma tempo al tempo e la verità si svela: in Birmania si possono leggere 2000 anni di arte attraverso affreschi, opere di stucco, legno intagliato, oggetti di lacca, gioielli, vetro e utensili di uso quotidiano che Than Tun (professore di Storia all’Università di Yangon) U Aye Myint (artista e professore di arte Birmana all’università di Yangon) raccontano nel volume “Antichi stili del Myanmar” (ed 2011).

 

Il libro inizia con una dedica: “ai 5 Precetti di Infinta Obbedienza” oltre che “a tutti quelli che amano, studiano e operano per la diffusione dell’arte del Myanmar” dopodiché 370 pagine di immagini e spiegazioni introducono all’arte locale.


Ritengo utile, per una corretta comprensione dell’arte ma anche della vita del Myanmar, ricordare quali sono i 5 Precetti di Infinita Obbedienza che reggono il pensiero buddhista:

Mi impegno ad astenermi dall'uccidere e dal far del male agli esseri viventi

Mi impegno ad astenermi dal rubare e dal prendere il non dato

Mi impegno ad astenermi da una condotta sessuale immorale

Mi impegno ad astenermi dal mentire, dall'offendere, dai pettegolezzi e dalle calunnie

Mi impegno ad astenermi dall'abuso di sostanze inebrianti come l'alcol o droghe che causano negligenza e perdita di coscienza.

 

A questi Precetti è da aggiungere il Principio delle 9 coscienze (vedi Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai) che permette di capire la nostra vera identità anche se, delle 9 coscienze, qui, interessano le prime cinque più la sesta che sono legate al rapporto con il mondo esterno.

“Le prime cinque coscienze si riferiscono ai sensi della vista, dell’udito, dell’olfatto, del gusto e del tatto. La sesta è la funzione che, identificando quanto i nostri cinque sensi ci comunicano, integra ed elabora i vari dati sensoriali per formare un quadro d’insieme o pensiero. È soprattutto attraverso queste sei funzioni vitali che conduciamo le nostre attività quotidiane.”

 

Ecco allora che la dedicazione del libro fa da subito capire a cosa si ispirano le arti birmane: a chi ha insegnato i 5 Precetti, il Buddha.  Le sei coscienze sono la chiave per l’interpretazione dell'arte.

 

Come in tutto il mondo l’arte è stata un divenire legato alla società: affronteremo la storia del Myanmar in altro articolo così da capire le differenze stilistiche in base alle epoche ed ai domini ma è ben chiaro che nel tempo gli stili sono cambiati poiché l’essere umano, uguale ovunque, dopo alcun tempo in cui trova bello uno stile se ne stanca e cerca qualche cosa che gli paia meglio anche se di nuovo non c'è nulla.

Gli artisti birmani hanno fatto ciò che universalmente si fa: hanno seguito le richieste dei committenti ed hanno modificato lo stile arrivando essi pure ad un “rococò” dell’arte pur rimanendo fedeli all’essenza: rappresentare la vita dell’Illuminato.

 

Una nota a parte è da fare sull’arte moderna e contemporanea del Myanmar nella quale gli insegnamenti dell’Illuminato vengono abbandonati e sostituiti dalla centralità dell’essere umano. Ma semmai se ne parlerà altrove.

 

La cosa che gli autori, da subito, chiariscono a pagina 49 è che potrebbe parere che l’arte del Myanmar sia copia di quella del subcontinente indiano o khmer o vietnamita ma così non è. Effettivamente, dicono, i Birmani si sono ispirati a questi modelli ma gli artisti locali hanno “myanmarizzato” l’arte facendo un qualche cosa di unico come, per venire a noi, l’arte dei pittori bresciani del XVI secolo che danno vita ad uno stile tutto locale unendo gli insegnamenti della scuola pittorica milanese a quelli della scuola veneta.

 

Cosa viene rappresentato negli oggetti, sulle pareti dei templi e nei palazzi reali?

Principalmente i Jataka, 547 racconti, alcuni veri e proprio romanzi, che narrano le storie delle vite anteriori del Buddha.

Lo spazio che narra la storia viene completato, abbellito da tutta una cornice floreale (Kanote), divinità minori e animali sacri legati alla vita del Buddha.

 

E' la capacità dell'artista che riempie gli spazi armoniosamente riuscendo a rappresentare quanto sopra.

L'arte del Myanmar è un’arte molto colta che la non conoscenza di simboli e storie impedisce, all’osservatore occasionale, di comprendere il tutto.

Si rimane sorpresi della complessità della trama e della plasticità della scena ma non se ne capisce l’essenza così come, nella cultura occidentale, la mancanza di conoscenza del Vecchio e Nuovo Testamento, se si guarda un quadro a soggetto religioso, impedisce di capire quel quadro e la cosa vale anche per soggetti mitologici se non si conosce il mito. Si percepisce il senso estetico (bello/brutto, mi piace/non mi piace) ma il significato profondo, il non scritto, non giunge.

 

Quali i principali elementi rappresentati a riempitivo delle storie?

Asaun’nat: spiriti guardiani. Di solito seduti e con un coltello in mano

Belu: spiriti buoni e cattivi distinguibili dalle espressioni

Bjama: spiriti superiori rappresentati con tre teste

Deva: deità (solitamente di profilo)

Chinthei: leone a figura intera, stante

Chu: testa di leone

Chu nwe: al termine del fregio, con andamento verso il basso. Una sorte di Kanote

Galon: re degli uccelli, tormentatore dei naga

Garuda: divino capostipite della stirpe degli uccelli

Hintha: cigno simbolo di saggezza

Hmawatan: fiore con almeno 5 petali

Kanote : disegno floreale curvilineo

Kejn Naja (m) Kein naji (f): creatura mitica con testa umana e corpo di uccello

Loto: fiori e petali

Lokanat: santone

Meggan: mostro marino posto al termine del tetto

Manussiha: stile sfinge ha il doppio corpo a forma di leone e la testa di deva

Naga: serpente o drago senza gambe

Pavone

 

Proseguiremo allora, in altri articoli, con una descrizione degli stili e una sintetica storia del Myanmar oltreché di alcuni temi base del Buddhismo utili per la comprensione dell'arte birmana e soprattutto racconteremo dove è possibile trovare tutto ciò di cui si parla perché un viaggio in Myanmar è, sempre, coinvolgente e ricco di cultura ma soprattutto un viaggio della semiotica riguarda si il linguaggio dei segni ma non è completo se non dice dove, come e quando si può ammirare ciò di cui si parla.

Bibliografia: Ancient Myanmar DESIGNS - Than Tu and U Aye Myint