Sicofanti: dalle stalle alle stelle!
Chi era al margine della società nella Grecia antica, patria della democrazia?
Il sicofante
Chi era e chi è uno sicofante?
Nell’antica Atene era un individuo prezzolato per sostenere denuncia, anche falsamente (wikipedia).
Oggi il dizionario Treccani dice 1) chi denuncia di propria volontà 2) delatore, calunniatore, spia.
Webster dictionary edizione 1956 definisce il sicofante (in inglese Sycophant) “falso accusatore, che dice falsa testimonianza ed anche un parassita, un adulatore”.
Quale l’orgine del nome? Pare da sukos (fico) e dal verbo faino (dire).
Cosa facevano quindi gli sicofanti?
Inizialmente si aggiravano, sotto mentite spoglie, nel porto e denunciavano chi, secondo loro, faceva commercio di fichi (al tempo un genere di grande valore su cui bisognava pagare tassa) in modo illegale.
Successivamente sicofante è passato ad indicare "tour court" il delatore.
Essendo prezzolati, gli sicofanti, si prestavano a dire ciò che si chiedeva loro e nella scala sociale occupavano un livello infimo, poichè una cosa è fare una indagine alla luce del sole una cosa è aggirarsi, nella penombra, a guardare nei cassetti e dire falsa testimonianza.
Socrate e Critone nel dialogo "sulla Giustizia" citano gli sicofanti: Come?
Critone, poiché insisteva affinchè Socrate venisse portato via per fuggire alla sua ingiusta condanna chiede a Socrate se si preoccupa che i sicofanti avrebbero potuto dare noie a loro accusandoli di aver portato via lui, Socrate.
Socrate dice che si, questo ed altro lo preoccupa e Critone di rimando: tranquillo Socrate gli sicofanti si accontentano di poco…..
In sintesi: la professione di sicofante non era reputata e la moralità degli stessi poco riguardata.
Io, essendo stato cresciuto ed educato alla democrazia socratica, ovvero all’insegnamento che il sicofante, il delatore, sia di bassa statura morale di ciò sono convinto.
Oggi apprendo che chi, per ben tre anni, simulando onestà intellettuale, si aggirò negli altrui uffici registrando, guardando nei cassetti e dispensando falsi sorrisi per vendere poi le informazioni carpite ad altri è un eroe.
I sicofanti sono diventati eroi! Dalle stalle alle stelle: il mondo si è capovolto.
Il delitto non è vero che non paga. Paga e rende!
Non entro in merito al delitto denunciato: non so e soprattutto non è questo lo scopo dello scritto. La mia domanda è come è possibile che, per ben tre anni, un individuo che si definisce giornalista, si possa aggirare per uffici, bar e ristoranti carpendo segreti per venderli rimanendo al contempo sereno e a posto con la propria coscienza. Come può tutto ciò non suscitare sdegno?
Come si può dispensare strette di mano e sorrisi e millantare amicizia sapendo che ci si è già venduti per 29 denari?
Si potrà poi dormire il sonno del giusto?
Ripeto: sono cresciuto agli ideali socratici di giustizia e senso dello Stato.
Me li hanno insegnati, me li hanno ripetuti fino allo stremo fino a che non li ho interiorizzati vivendoci.
L’onestà, la dirittura morale e il rispetto della parola data prima di tutto.
Anche il comandamento biblico lo dice: non dire falsa testimonianza.
Ora mi vien detto che chi mente, dissimula, si vende, in una parola sicofante, è un eroe, un martire che si sacrifica per il mio bene.
Io questo non posso accettarlo: continuerò, per quel che vale, a pensare che i delatori, chi scientemente decide di non fare una inchiesta alla luce del sole, ma di vendere i segreti carpiti millantando amicizia e sorrisi costui non è un eroe ma un sicofante e vedere che quest'ultimi sono chiamati giornalisti offende non solo la mia cultura ma anche quel senso di onore e dovere a cui i padri costituenti si sono appellati quando hanno scritto l’articolo 15 della nostra costituzione.
Offeso e umiliato chiamerò giornalista solo chi, questo lavoro, lo fa alla luce del sole, onestamente e con fatica!