Sentiero del Discepolo

Sentiero del Discepolo

Sentiero del Discepolo è un percorso a piedi attraverso Galilea, Samaria e  Giudea: parte da Nazaret e arriva al Santo Sepolcro. Il Sentiero del Discepolo può essere un sentiero oppure un Cammino lungo il quale ogni camminatore sa cosa cerca e la risposta dal Cammino la si capisce quando, improvvisamente, arriva l’illuminazione.


Facile?

Non sempre soprattutto perché camminare pare quasi contro natura: il muoversi, lo spostarsi, abituati come siamo ad andare in automobile o altro mezzo, atrofizza i muscoli e cancella la nostra voglia di muoversi. Il cammino è, pertanto, difficoltoso e necessità di forza di volontà.

Ma una volta iniziato….. non ti fermi più!

Non ti è mai capitato di sentire qualcuno dire: “piuttosto che camminare farei questo o quello“  ebbene è l’accidia (peccato capitale), vittoriosa, che ti porta ad una vita che pare bella ma è assolutamente contro natura.

Essere sedentari è la proposta odierna: ma capita, per la stanchezza di non far nulla, nella speranza di cambiare vita fantasticando di  incontrare compagnia divertente che inizi a camminare prima e a correre poi e ti rendi conto di quanto sia bello muoversi e dal muoversi al voler percorrere un sentiero il passo è breve e un cammino (spesso si inizia con quello di Santiago) è solo l’inizio.

Poi cerchi altro e trovi la via Francigena e il cammino Francescano e il cammino di questo e di quello ma è il Sentiero del Discepolo l’Esperienza di cui si ha bisogno per andare incontro all’altro, al diverso, all’ignoto e alla rivelazione.

 

Il Sentiero del Discepolo parte da Nazaret dalla Basilica della Annunciazione dove “il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare tra noi” e termina a Gerusalemme con la risposta “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è resuscitato”

A Nazareth La Basilica che vediamo oggi è degli anni 60.

Precedentemente esistevano una piccola chiesa bizantina che inglobava la casa di Maria dove, fin dalla morte di Gesù e la diffusione del Verbo, venivano pellegrini a pregare.

I crociati, dopo l’anno mille e cento, costruirono una grande Basilica che fu abbattuta per far spazio all’odierno edificio  consacrato nel 1969 (la guida turistica che io utilizzo è del 1922 e chiaramente non parla di questa basilica ma descrive bene quella crociata di cui parlerò in altro articolo)

 

Sulla Facciata della Basilica, nella pietra, è inciso il versetto del vangelo di Giovanni: Verbum caro factum est et habitavit in nobis (Gv 1).

 

E dopo aver pregato davanti alla casa di Maria e letto le parole di Giovanni il Sentiero inizia.

 

E’ il Vangelo di Giovanni che ci rivela la grandiosità dell’incarnazione ma è Il vangelo di Luca, durante tutto il cammino, che accompagna il pellegrino.

 

Da Nazaret ti sposti al lago di Tiberiade e visiti i luoghi della vita pubblica di Gesù: a pochi chilometri da Nazareth, Cana con il primo evento incredibile (trasformare l’acqua in vino) poi  Cafarnao (la guarigione della suocera di Pietro e la chiamata di Pietro e degli Apostoli) la prima moltiplicazione dei pani e dei pesci, il primato di Pietro, Magdala con l’incontro con la peccatrice e poi le Beatitudini e qui ti rendi conto, camminando, di quanto le città avessero la giusta distanza per chi era viandante e della vita che fremeva sulle sponde del lago, pescoso e fertile.

 

Il giorno successivo, al mattino, dalla Basilica della Annunciazione sali al Monte Tabor: il percorso è agevole con qualche saliscendi fino a che arrivi alla salita al Tabor che domina la pianura di Esdrelon.  Sulla vetta entri per la prima volta nella Gloria di Dio: Gesù si trasfigura, cominci a pensare a cosa vuol dire apparire incorporei, eterei.

 

Forse non fu questo il monte della Trasfigurazione ma poco importa: nella tranquillità del Santuario pensi a cosa è la Trasfigurazione e non è la fatica della salita che ti fa andare fuori di testa è il tranquillo fluire dei pensieri che si sono allontanati dal “veloce” che ti porta a meditare.

 

Ho visto varie rappresentazioni pittoriche della trasfigurazione ma qui, davanti al grande mosaico sull’abside della Basilica, edificata nel primo quarto del XX secolo, mi sono posto, per l’ennesima volta, la domanda del dubbio: sarà vero?

Ti aiutano i passi di Giovanni (20:26-29) “beati quelli che pur non avendo visto crederanno”

 

Poi scendi dalla vetta seguendo la strada asfaltata e, attraversando la pianura coltivata e infuocata, arrivi a Nain dove trovi la chiesa (edificio del secolo XX) che ricorda la resurrezione del figlio della vedova (Luca 7, 11-17) e, lì, lo sai… sei sulla strada giusta per arrivare a Gerusalemme.

 

Da Nain, percorrendo con mezzi motorizzati un lungo tratto di pianura che guarda il monte Tabor e che, a volte, è noiosa come solo le pianure sanno essere, dopo aver attraversato una frontiera dura che divide due culture arrivi a Jenin e incontri un paese diverso: la Palestina.

 

Palestina da Filistei che furono i primi abitanti della regione e che successivamente videro arrivare gli Ebrei sotto la guida di Abramo che venne da Ur, città della Caldea e piantò la sua tenda a Hebron.

Io fui a Ur in Caldea: una pianura con qualche casa e animali: se ripenso oggi a quel giorno (8 Novembre 1989… il 9 Novembre cadde il muro di Berlino) ho in mente la terra marrone, i sassi e le galline e mi emoziono ancora.

Di certo non ci tornerò mai più.

 

Per capire Jenin potrebbe essere propedeutica la lettura del libro “Ogni Mattina a Jenin” autore Susan Abulhawa che racconta la vita di diverse generazioni di Palestinesi sradicati e trasportati a Jenin e magari guardare il film “La sposa Siriana” ma poi l’accoglienza dei bambini per strada, pieni di vita e che ridono e si fanno fotografare con te ti fanno dimenticare le pagine più tristi di quel libro.

 

Si prosegue per Bourquin, con la piccola chiesa ortodossa dei 10 lebbrosi (Lc 17:11-19) e li incontri, caratteristica del mediooriente, l’unione operativa di ortodossi, latini e greco-melchiti che sono “il sale della terra” e rifletti sull’unione e divisione dei cristiani.

 

Loro, il sale della terra, chiedono di condividere e seguire la pagina facebook “Salt of the earth Young Christian’s

 

Davanti all’iconostasi bizantina capisci che i Cristiani devono essere un corpo unico, senza divisioni, apparentemente teologiche ma politiche nella sostanza.

 

Lungo il cammino attraversi il campus universitario dell’Università Palestinese-Americana e susciti l’interesse degli studenti: vieni circondato, dapprima timidamente, poi con entusiasmo da giovani che ti fanno parlare, chiedono, si confrontano vogliono sapere cosa succede “al di là del Muro”.

 

Alla sera Zababde e l’incontro con le famiglie cristiane che ospitano i pellegrini: cene con specialità arabe, visite di parenti, risate.

Il motore di tutto è la parrocchia centro di aggregazione, scuola e scuola di vita.

Un mondo che noi nel nostro cammino, italiano e frenetico, forse modellato su altri stili di vita non conosciamo più o disconosciamo.

 

La tappa successiva porta a Sebastye, dove era sepolto il Battista e i cui resti sono stati dispersi.

Da Zababde a Sebastye è la tappa che unisce il gruppo: ci sono due salite che fanno fare gruppo.

Perché?  ma perché ci sia aspetta, si aiuta chi è stanco, si parla… ci si confessa.

E’ la tappa che trasforma il camminatore in Pellegrino con un Cammino da seguire.

 

A sera la cena in una casa restaurata mangiando makluba e bevendo limonata è la cena della famiglia riunita al desco serale attorno al quale si commenta la giornata, gli incontri, la fatica e escono, timidamente prima, poi come un fiume in piena, i primi racconti personali.

 

A Nablus incontri i Samaritani, la popolazione più buona ed eletta da Dio, che sono i veri ebrei quelli che non hanno mai lasciato la Terra promessa che non hanno mai abbandonato il pozzo di Giacobbe, l’assemblea di Sichem e la quercia di Moreh.

 

La guida che utilizzo io dice però che (pag 498) “la Samaria cadde sotto i colpi degli Assiri, e gli abitanti di Efraim (Naplusa o Nablus) tradotti in schiavitù, vennero sostituiti con coloni stranieri e idolatri.

…. I nuovi coloni importati avrebbero anche cambiato il nome della città chiamandola Mabortha. Costoro sebbene venissero subito iniziati alla legge mosaica, rimasero tenacemente devoti alle tradizioni pagane. Per cui i giudei gersolimitani non riconobbero loro mai alcun titolo di figliolanza d’Israele e li soprannominarono Samaritani.”

 

Dopo tanti secoli tant’è….

 

Si prosegue lasciando i Samaritani, il pozzo di Giacobbe e le lotte tra Palestinesi ed Ebrei e si attraversano tratti di cammino talmente belli che il monte Garizim e l’Ebal e le guerre di religione paiono lontane anni luce tanto che arrivi a Duma villaggio della tranquillità e della calma.

 

Una gentile famiglia ti ospita, per la notte, nella loro casa e incontri un mondo, sempre arabo ma mussulmano, diverso da quello arabo cristiano e diverso anche da quello mussulmano che ci si racconta.

 

Lo studio di come siamo è reciproco: anni passati a dire che i maomettani sono infidi e pericolosi ti portano a crederci e invece scopri che sono esseri umani, con gioie e dolori e che cercano la fede e la consolazione di Dio e in Dio, per loro Allah

 

Dopo aver attraversato una campagna incredibilmente bella che guarda la valle del fiume Giordano si sale a Taybeh il villaggio cristiano a pochi chilometri da Gerusalemme: qui Gesù si fermò qualche tempo ed anche padre Charles de Foucauld visse qui in eremitaggio.

Il nome ebraico con cui è ricordato nel Vangelo è Aphram ma, ai tempi di Saladino, il Sultano, vista l’assonanza del nome Aphram col termine demonio lo cambiò in Taybeh che significa “Bene/Buon nome”

 

“Dopo la resurrezione di Lazzaro, da quel giorno in poi (i farisei) hanno preso la decisione di ucciderlo. Gesù non camminava più in pubblico tra gli ebrei. Se ne andò in una regione vicino al deserto, in una città chiamata Aphram, ed era lì che abitavano lui e i suoi discepoli "(Giovanni 11: 53–54).

 

Taybeh è a 850 metri sul mare e da qui si scende a Gerico che è 400 metri sotto il livello del mare e poi, il giorno successivo, si sale al monastero, ortodosso, di San Giorgio in Kotziba, di grande bellezza spirituale e paesaggistica. Alle sorgenti di Wadi Kelt si vedono i disastri fatti dall’uomo per l’acqua o per la supremazia e poi si dorme dai Beduini e si viene a conoscenza di un mondo semplice ma di grande ricchezza umana. Vivere nel deserto non è facile: loro sopravvivono.

 

E poi, dopo una salita che sembra non finire mai, giungi a Betania divisa dal muro (come tanti altri luoghi) e incontri la Tomba di Lazzaro e poi la sofferenza legata al muro e leggere il libro l’Attentato di Yasmina Khadra ti apre Gerusalemme.

Arrivi all’orto degli ulivi dove puoi meditare e guardare la città di Gerusalemme, la città dove Gesù andò incontro al suo destino per salvare l’uomo.

Poi percorri la via Dolorosa, vedi la Basilica, entri, lo sguardo ti cade sulla pietra dell’unzione e infine sotto la grande cupola ecco l’edicola del Sepolcro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è resuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era in Galilea, dicendo che bisognava che il figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e resuscitasse il terzo giorno”. (Lc 24: 1-12)

Entri, ti inginocchi, preghi.

Il Tuo cammino fisico è finito e forse inizia quello Spirituale.

 

 

Ho guidato molti pellegrinaggi: si arriva col pullman, si scende, si leggono le parole del Vangelo e poi via verso un altro luogo.

I paesaggi, le chiacchiere e il rapido cambiamento assorbono la mente e precludono la riflessione.

Camminando nessuno ti distrae perché tra camminatori mai si andrebbe a interrompere il silenzio del compagno così mediti, pensi e condividi la fatica

 

E’ allora che le parole del Vangelo entrano nella mente e il Pellegrinaggio si compie!


Nella galleria alcune immagini del Cammino