Quando sogni dove vai?

Quando sogni dove vai?

Sogni di uscire dal quotidiano perché sognare è dentro di noi ma cosa sogni? 

Io avevo un sogno: andare a Mauritius l’isola dell’ammore

 

E perché questo sogno? Beh perché di segni che avrei dovuto andare a Mauritius nella mia vita ne avevo avuti tanti...forse segni non decodificati un poco come succede per la semiotica ma segni chiari: si lancia un messaggio ma non si è mai sicuri che il messaggio venga compreso come inteso da chi lo ha messo (ragione per i litigi)! Non capivo che la semiotica dei segni mi diceva che il viaggio, quel viaggio, era li per me!

 

Ma andiamo con ordine: quando facevo l’escort (escort si… ma di viaggi, il tour escort) ed ero carico di aspettative, bellezza e testosterone in aeroporto vedevo spesso le assistenti di Best Tours che parevano, tutte, indistintamente bellissime tanto da iniziare a desiderare di andare verso l’isola dell’ammore accompagnato e accolto da tali dee che, nel mio immaginario, erano felici di conoscermi anzi non aspettavano altro.

 

Avevo, credo, un ego smisurato o forse era desiderio di riproduzione o forse ero (e sono) il cliente ideale, quello che è attratto dal sogno che ti propone la carta stampata!

Vero è, però, che l’immagine è tutto e Best Tours, sulla bellezza, aveva creato viaggi mitici ed io, fresco di studi classici, ero (e sono) intriso del concetto filosofico che “il bello è, intrinsecamente, buono” e, in quanto buono, da perseguire (qui entra in gioco anche un poco di sano catechismo)!

 

L’avvenenza turistica aeroportuale era entrata nella mia mente e il sogno albergava in me: sognavo la bellezza, il mare azzurro e la palma profumata, cosa impossibile, perché la palma, a differenza delle piante della macchia mediterranea, non ha odore.

Però sognavo e il mio sogno era rinforzato dal ricordo dallo sceneggiato televisivo “Paul et Virginie” trasmesso nel 1974 tra i programmi televisivi, pomeridiani, dedicati ai ragazzi e dal fugace incontro, ad Avignone, con la bellezza mauriziana che mi segnò l’immaginario.

 

Insomma i segni che mi dicevano che il sogno doveva essere realizzato c’erano tutti!

 

E venne il momento giusto quello che mi fece malandrino, perché, si sa...l’occasione… fa l’uomo malandrino. Nel 1996 ero stabilmente incardinato nel lavoro turistico: casualmente, in ufficio, arrivò, da parte dell’ente del turismo dell’isola di Mauritius, un invito a visitare l’isola.

 

Non ebbi dubbi: ricordavo la incantevole ragazza conosciuta almeno 10 anni prima ad Avignone, il suo racconto della patria lontana, le bellissime rappresentanti di Best Tours il cui prodotto da sogno era Mauritius, lo sceneggiato televisivo (ed il libro) “Paul et Virginie” tenera storia d’amore tra adolescenti e così partii.

 

La tragica fine di Paul alimentava il mio romanticismo: Paul dopo travagliate vicende che lo avevano allontanato da Virginie torna a Mauritius tanto sognata isola. Sta per raggiungere l’isola, la vede all’orizzonte, ma una tempesta, improvvisa e furiosa, fa naufragare la nave.

La scena finale, impressa nella memoria, è quella di Paul che fluttua leggero nell’acqua per scomparire poi negli abissi e Virginie sulla terra che scruta l'orizzonte.

Volevo riviere la storia di Paul ma senza finale tragico!  Mi immedesimavo in lui ma solo nel desiderare Virginie e nel sognare l’isola non nel naufragio!

 

Partii alla volta dell’isola: atterrai e fui accolto da un clima caldo, il sole, un cocktail di benvenuto e un mare azzurro come lo avevo sempre sognato e verdi distese infinte di canna da zucchero. L’isola mi piacque. Era esclusiva, c’erano pochi alberghi e pochi turisti e ogni costa, a seconda dell’esposizione ai venti oceanici, aveva diversa vegetazione e diverso aspetto.

Mauritius si trova nell’altro emisfero e le stagioni sono invertite: durante il nostro inverno è estate e viceversa. Se ti capitasse mai di recarvisi durante il loro inverno ricordati di frequentare la costa a Nord che non riceve i venti freddi del sud ed ha un clima più mite.

 

Dormii a Hotel Touessork a Trou d’eau douce davanti alla Isola dei Cervi, poi a Hotel Victoria e La Pirouge e visitai la zona di Bel Ombre non ancora sviluppata turisticamente solo spiagge, palme e mare.

 

Ma fu l’incontro con l’hotel Royal Palm che mi sedusse. Era il primo vero albergo 5 stelle che visitavo: ricordo che il direttore mi disse che, da loro, ogni cliente veniva “censito” scrivendo dettagliatamente quali erano le sue abitudini che venivano poi conservate e così, nel caso fosse tornato, dell’ospite si conosceva il cocktail preferito, l’ora a cui lo desiderava e la temperatura del servizio e tanto altro.

Si sarebbe saputo in anticipo come coccolarlo.

 

La cosa mi piacque ed ancora oggi lo insegno a chi desidera lavorare nel lusso o persegue la qualità di cui tanto si parla ma che nessuno sa bene cosa sia: un soggiorno, una visita guidata, un accompagnamento deve essere una esperienza unica e il cliente deve essere al centro del servizio.

Per me era una novità, un non detto che, magari, praticavo inconsapevolmente.

 

In ogni caso è indispensabile per chiunque voglia lavorare nei servizi conoscerlo: fidelizzare alla marca con l’unicità della prestazione.

 

Partii ansioso di incontrare Paul et Virginie ma, dopo alcuni giorni nell’isola dove, ovunque, c’erano oggetti, bar, cocktail che li ricordavano persi la poesia e mi disamorai della mia romantica idea dell’isola. Paul et Virginie non erano un sogno privato, erano merce per tutti!

 

Incontrai allora un nuovo amore: il dodo!

Cosa o meglio chi è il dodo? Il dodo è uno delle tante vittime dell’essere umano (negli ultimi 10 anni sono state dichiarate estinte 160 specie).

Fu un uccello endemico dell’isola di Mauritius scomparso, secondo la tradizione, perché mangiato fino all’ultimo esemplare dai coloni olandesi e portoghesi mentre, secondo altre fonti probabilmente scomparso per l’introduzione di predatori a cui il dodo non era abituato e per la distruzione dell’habitat naturale dove, per migliaia di anni, aveva vissuto indisturbato.

 

Fu il primo incontro, inconsapevole ma che mi portò alla consapevolezza, con la distruzione del mondo che condividiamo con altri esseri viventi. Fu l’incontro con il cambiamento climatico (climate change) e con il non rispetto della diversità.

Mi innamorai del dodo, seppur bruttissimo e la cui goffaggine metteva tenerezza, almeno a me, perché rappresentava la fragilità senza appello. La innocenza sopraffatta.

 

Fu triste: sull’isola ne ridevo con i compagni di avventura ma quel senso di essere inerme di fronte alla protervia mi entrò sottopelle ed ancora oggi non mi lascia.

 

Va beh… tornai comunque felice: avevo visto la patria di Paul et Virginie, la patria della bellissima mauriziana dalla pelle di seta e la casa del dodo, mitico uccello calunniato.

In realtà è l’upupa, cantato da Montale, l’ilare uccello calunniato dai poeti ma a me piace prendere a prestito le parole di Montale per ricordare l’isola, il mare ed il triste destino degli esseri viventi: la dissoluzione!

N.B. le parole sottolineate aprono un link ad altre apgine!