Lourdes: misticismo, religione e servizi alla persona

Lourdes: misticismo, religione e servizi alla persona

Era il mese di Giugno e partii in treno per Lourdes in qualità di apprendista accompagnatore.

Fui assegnato ad un buon albergo, Hotel Lecuyere la Source, divisi la camera con Carlo ed assistetti un piccol gruppo di pellegrini. Vidi per la prima volta il Santuario e ne fui colpito: migliaia e migliaia di persone che accorrevano alla Grotta a pregare Maria, a prendere l’acqua, ad andare alle piscine, a partecipare alla processione eucaristica ed alla processione “au flambeau”.

Fui profondamente impressionato non tanto per le masse ma per l’intensità del pathos davanti alla grotta di Massabielle.

Dentro la pace, all’esterno i negozi, tanti: mi piaceva quella atmosfera da circo e non mi disturbavano i negozi perché se uno voleva rimanere nella spiritualità del Luogo era sufficiente non soffermarsi davanti alle vetrine.

In contemporanea al nostro pellegrinaggio ce ne era uno della diocesi di Madrid con barellieri e sorelle e le sorelle erano, così a a me parevano, bellissime.  Le sorelle spagnole mi stregarono. In particolare una: denti candidi e orecchini di perle.

Io avevo 22 anni, loro erano anziane.. erano tra i 25 ed i 30 anni.. ma bellissime. Spagnole e assistenza agli ammalati mi folgorarono.

Tornai a casa e ripartii per Lourdes: con il pullman e nuovamente aiuto accompagnatore. In pratica sedevo alle spalle dell’accompagnatore e “rubavo” il mestiere.

L’accompagnatore si chiamava Serafino: piccoletto attorno ai 50 anni, stempiato con un borsello di pelle ad armacollo; padre di famiglia e bravissima persona.  Mi insegnò ciò che Lui sapeva.

Ricordo la sigla del viaggio MG (i Pellegrinaggi Paolini siglavano il viaggio in base all’itinerario). Il viaggio era di 7 giorni, si partiva nel pomeriggio per arrivare a dormire a Ventimiglia e si rientrava passando per Nizza.

 Era Luglio, faceva caldo ed io arrivai da Brescia un poco accaldato. Partimmo da Via Santa Sofia, sede dei pellegrinaggi (ora sede della Università Statale) e arrivammo, verso sera, a Ventimiglia città che mi parve sporca e scolorita. L’albergo era centrale e vecchiotto. La mia camera un forno.

La discesa dal bus fu difficoltosa: ci si fermava un po’ dove capitava, anche in doppia fila e il traffico non aiutava. Il giorno seguente, dopo una sosta ad Aix en Provence, città soleggiata, arrivammo a Carcassonne. Vidi il profilo della città, cinta di mura, con le torri dai tetti di ardesia circondata dalla campagna riarsa  che si stagliava sul sole rosso. Indimenticabile.

Alloggiammo in un albergo di campagna, “le stop du roulier”.  Era ciò che io pensavo fosse la Francia.  Tutte le camere, molto calde, davano su un cortile centrale e la sala da pranzo aveva le tovaglie a scacchi bianchi e rossi.

I pellegrini lamentavano questo e quello: io non capivo. Ci servirono il vino sfuso, in caraffa a forma di galletto. Chissà se era buono. A me parve “fighissimo”.

Arrivammo a Lourdes il terzo giorno per l’ora di pranzo, anzi un poco dopo l’ora di pranzo, perché a Lourdes si mangia, sempre, alle 12 ed alle 19 per poter partecipare alle funzioni religiose.

Il santuario, la grotta ed il circo esterno mi rapirono nuovamente.

Al ritorno ci fermammo a pernottare a Nimes. Hotel du Midi.  Serafino lo decantò sul bus, dicendo che avremmo alloggiato in un ottimo albergo, semplice ma con un trattamento unico e cibo davvero buono, ben cucinato con un occhio di attenzione per noi italiani.

Pregustavo un hotel de charme.  Arrivammo a Nimes. Caldo. Città forse non sporca, forse, ma molto mediterranea.

Hotel du Midi si trova su una piazza. Bell’edificio ottocentesco, color ocra. 

Entriamo. Il banco del ricevimento è in rovere con un colore caldo dato dal tempo. Bello! Il resto dell’edificio… segnato dal tempo. La moquette, rossa, dell’ingresso è polverosa. Salgo in camera: caldo opprimente. Siamo in Luglio, nel mezzogiorno francese è capibile.

Apro la finestra e trovo, di fronte a me, l’ascensore! La finestra della camera dava sul vano scale, caldo e infuocato come tutto l’albergo! Va beh….sopporterò.

Il bidet, in bagno, beh bagno… un lavabo direttamente in camera con un oggetto in plastica che si estraeva da sotto il lavandino!  Non che avessi intenzione di utilizzarlo, ma lo noto. La doccia, dietro l’angolo, vicino al water closet: un vero open space con letto, lavabo, doccia, water closet in un unico locale! A terra la moquette rossa e polverosa… che si inzuppa quando mi lavo!

Mi domandai cosa piaceva a Serafino dell’albergo: scoprii che era da tempo che non lo frequentava e ricordava un Hotel du Midi dei bei tempi passati.

Per altro la posizione era centrale e vistai, a piedi, Nimes e vidi la Maison Carree meraviglioso tuffo nel passato. Per la prima volta, e forse l’unica, vedevo un tempio romano integro con tetto, porta di ingresso, porticato. La maison (il tempio) è esastilo periptero ma soprattutto tutto, totalmente, in piedi.

Lo ricordo circondato dal vento caldo che veniva da sud.

Da quell'inizio sono andato molte altre volte a Lourdes e ogni volta provavo le stesse emozioni del primo viaggio: Maria e la Grotta mi coinvolgevano, il fuori mi affascinava per l'umanità presente.

Questo anno, pochi giorni fa,  sono stato a Lourdes con il pellegrinaggio della Diocesi di Milano. 

Ho rivisto il Santuario dopo anni che non lo vedevo e soprattutto dopo la chiusura a causa della pandemia. 

Pochi pellegrini, alberghi e negozi chiusi il fuori è un poco desolante: nel recinto del Santuario la stessa atmosfera mistica, la stessa tranquillità accentuata anche dai pochi pellegrini seppure provenienti da tutto il mondo, anche dagli Usa.

Una considerazione: forse il minor numero di Pellegrini aiuta il raccoglimento, non sei mai solo, condividi con altri le stesse emozioni ma c'è spazio, tranquillità, puoi sedere nelle chiese ed alla Grotta e meditare senza fretta con tutta la tranquillità  che aiuta ad immergerti nei tuoi pensieri.

Questo anno (2021), per di più, le meditazioni dell'arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini mi hanno rincuorato e mi han dato una speranza in più, anche nei confronti della panedmia che, per la prima volta nella vita, ho provato. 

Mons Delpini ci ha invitato ad essere  il popolo del Grazie e del Sorriso...e questo messaggio, io, lo passo a te che leggi.