Islanda: Snorri e la mitologia norrena

Islanda: Snorri e la mitologia norrena

Conoscere Snorri e la sua opera è fondamentale per godere appieno dell'Islanda ed anche del nord Europa e la semiotica ancora una volta ci aiuta: il segno è il buio, quello che in "Trono di Spade" è pieno di terrore e il significato il mito quello che ci illumina la strada.

Lette le righe introduttive il primo pensiero che si potrebbe affacciare alla mente del lettore è: chi scrive vaneggia? Forse è così… 

o forse no..

Sai perché , forse, non “vaneggia? Perché ho scoperto, visitando l’Islanda, che la nostra cultura contemporanea è intrisa di mitologia nordica.

Ma noi siamo latini, la nostra mitologia è quella greca, quella cantata da Omero, quella dove il padre degli dei è Zeus e sono stati Amore e Psiche ad ispirare tanti artisti e Diana e Ares sono il substrato dove le nostre radici affondano. Cosa centra Odino, Thor e Loki con noi?

 

Iniziamo dalla parola “vano” da cui vaneggiare la cui etimologia proviene dal latino “vanus” e indica vuoto, cavo, incorporeo: il latino è una lingua indoeuropea.  

Gli antichi Germanici parlavano il norreno, lingua indoeuropea, e, con la parola Vani , indicavano una delle due stirpi divine (esistevano gli dei Asi a cui appartenevano Odino e Thor e i Vani a cui apparteneva, tra gli altri, Freya dea della Fertilità e della bellezza).

Non vorrei andare oltre ma cosa sono gli dei se non incorporei?

Non ho fatto studi approfonditi in materia ma unire vano (incorporeo) a Vano divinità il passo non è così lungo e forse vaneggiare è parlare dell’inconsistente, degli dei Vani e del mito.

 

E Snorri?

Snorri Sturluson, maggiorente e letterato islandese, vissuto all’inizio del XIII secolo a Reykholt e che pare traesse le sue ingenti ricchezze dall’affittare sacerdoti alle comunità che non se potevano permettere uno continuativamente, nelle fredde pianure e notti islandesi, tra il 1224 e il 1240, ha scritto le storie della mitologia norrena che rischiavano di essere dimenticate poiché, a partire dall’anno 1000 (circa), l’Islanda si convertì al cristianesimo.

 

I passaggi culturali non sono mai netti, oggi bianco domani nero e, se anche arriva un ordine da una autorità superiore, prima che una cultura venga eradicata passano almeno tre generazioni e così fu, probabilmente in Islanda (ma anche altrove come, ad esempio, in Italia dove, se guardiamo ai pavimenti musivi della basilica di Aquileia vediamo che nella prima basilica, la più antica,  i mosaici pavimentali si rifanno al cristianesimo gnostico. Nel 392 il Cristianesimo è religione di Stato, La basilica viene rifatta, la gnosi dimenticata e i mosaici vengono soprascritti da mosaici cristiani più ortodossi (vedi “Le porte della salvezza – Gnosticismo alessandrino e Grande Chiesa nei mosaici delle prime comunità cristiane” di Renato Iacumin ed. 2006). Ce'è voluto tempo ma la gnosi, così difficile, è scomparsa, dimenticata!

 

La nostra cultura mitologica e forse anche cristiana si sta dimenticando per sovrascrizione di altro?  Forse si: di miti solari, apollinei, non se ne parla più e dettano legge, nella filmografia e nella narrativa, serie di delitti truculenti oppure amori (leggi rapporti sessuali) controversi.

 

Come venne introdotta tale cultura nordica tra quella dei figli di Zeus? Il fenomeno più visibile, ma non unico, è stato, nel secolo XIX,  l’opera: Wagner spalancò le porte ad una mitologia nuova, probabilmente addomestica per esigenze narrative ma nuova per noi e che parlava di Oro del Reno, Valchirie, Nibelunghi, Brunilde e Sigfrido e libretti che ci hanno introdotto in un mondo dove esistono anelli magici, oro nascosto da elfi scuri (non propriamente simboli del bene) e scenografie buie e si sa che, in tutte le culture, il peggio avviene durante la notte.

 

Una novità certamente l'opera di Wagner, rispetto a Verdi e alla sua Aida con marcia trionfale aperta e briosa e non da "torcibudelle". Eintanto tale cultura si è affacciata alla ribalta.

Da Wagner a Walt Disney il passo non è tanto lungo: i nani che lavorano nelle miniere altro non sono che gli Elfi scuri e Biancaneve è Freya la dea della bellezza, il “Signore degli anelli” parla di un anello magico che è il suo “tesssoro” (è forse l'anello magico di Odino, fatto dagli Elfi, Draupnir, che ogni nove notti si moltiplica)


Anche il regista Quentin Tarantino rimanda, mi pare, alla mitologia nordica: Django, schiavo liberato dal dentista tedesco, va alla ricerca della sua Brunilde, essa pure schiava. La trova ma per riaverla Django deve lottare, deve superare delle prove.
Nella mitologia norrena Gunnar si innamora di Brunilde che non lo vuole proprio ma che, alla fine, accetta di sposarlo purchè Gunnar riesca a superare una prova. Quale? 

Sorpassare un muro di fuoco.
Gunnar tenta e ritenta ma il muro non lo passa. Interviene in suo aiuto Sigfrido che, prese le spoglie di Gunnar, aiutato dal suo cavallo sorpassa il muro: Brunilde è conquistata.... ci saranno conseguenze di questo fatto, ma questa è un'altra storia.
Se guardiamo al film Django è Gunnar, il dentista Sigfrido, Brunilde è Brunilde e il muro di fuoco la sparatoria finale con sangue, budella e interiora ovunque.

 

Il fantasy “Trono di Spade” parla di giganti, del grande freddo, della lotta finale tra male e bene (Ragnarok) e dice che la notte è piena di terrore: è il buio di Hel dove verremo costantemente tormentati e costretti a bere urina di capra se non avremo la fortuna di entrare nella Walhalla dove le belle e bionde Valchirie soddisferanno tutti i nostri appetiti.

 

Halloween, la notte dei morti viventi, introdotta in Italia sul principio degli anni ottanta affonda le radici nella mitologia nordica dove uccisioni, smembramenti, banchetti a base di cuori e interiora dei vinti è pane quotidiano.

 

Da noi arrivarono i Longobardi che, si dice, scesero dalla Scania portando con loro Freia, dea Vani della Fertilità (oltre a varie parole entrate nel nostro lessico) ma qui preferirono i ben più solari miti mediterranei ai cupi miti nordici: ora i pronipoti dei longobardi amano le scure divinità terrificanti che, per la conoscenza, sono disponibili a sacrificare tutto, anche un occhio (Odino).

Cultura che cambia: dalla luce al buio, se non si sta attenti, il passo è breve! e forse il passo è quasi fatto...Chi racconta più di Diana e Atteone, di Narciso o di Zeus che rapisce Ganimede? Nessuno, non fa audience, troppo sdolcinato, non riempie le platee ne fa aumentare gli abbonamenti. L'amore non "tira" più.

 

Dimenticavo: sono partito da Snorri e torno a Snorri: il centro studi a lui intitolato a Reykholt in Islanda è interessante e merita un viaggio perché ci permette di capire la mentalità islandese legata alla narrazione di storie (saga) che si sono mantenute grazie all'amore per l'ascolto di favole necessarie, forse, per passare il tempo durante le lunghe ore di buio.

Però, al di là della cultura e della mitologia è in una bellissima vallata della bellissima Islanda ed anche l'artista Gustav Vigeland fu chiamato a scolpire un monumento per ricordare Snorri Sturluson: il monumento si trova all'ingresso del centro studi sovvenzionato da cinquanta paesi del mondo.

 

Io ci tornerò da Snorri e in Islanda: mi ha stregato….opps speriamo che non sia stata una della magie di Hreidhmart esperto in arti magiche!