Cibo è viaggio.. ma bisogna che il viaggio sia ben fatto!
Col cibo si viaggia, col cibo si visita la cultura di un popolo, col cibo si gode.. io ne sono convinto!
Ho sempre viaggiato col cibo, o forse il cibo mi ha sempre fatto viaggiare: sono andato in paesi meravigliosi, ho visto luoghi che non pensavo vedere seguendo il cibo.
La pizza a Napoli ti porta per i vicoli a visitare i quartieri spagnoli, ti fa vedere Sofia Loren che frigge la pizza, ti fa sognare con la storia della Margherita col cornicione e con tutte le altre diatribe sulla pizza.
Se vai in Sicilia entri nel tunnel se sia meglio la arancina oppure l'arancino ma sia che lo mangi a Catania sia che lo mangi a Palermo conosci la storia alimentare, grassa, di un popolo.
Il riso giallo, con i pistilli di zafferano, cremoso, mantecato di formaggi padani e burro ti seduce: lo assaggi e voli in alto e raggiungi la guglia più alta del Duomo di Milano (non la più alta, quella non si tocca) ma volare voli.
Della Palestina mi sono innamorato prima del cibo e poi del paese: falafel croccanti, hummus profumato di aglio (poco, pochissimo... ma profumato), babaganush che sanno di affumicato, kibbeh speziate e ricche di pinoli, labaneh cremoso e grondante olio d'oliva e questo solo per gli antipasti poi ci sono i piatti forti.....
Ogni volta che penso alla Palestina penso al cibo e ai quei piccoli ristorantini dove, con poco mangi piatti saporiti e che non ti dimenticherai mai, penso alla convivialità che ti porta a ridere e scherzare davanti a delle verdure saporite ed esaltate dalle erbe aromatiche!
Il viaggio è cibo, il cibo è piacere: oggi, per la prima volta nella mia vita mi hanno rovinato un viaggio!
Ho mangiato, oggi, in un ristorante palestinese che mi hanno decantato: nel ristorante hanno ucciso la Plaestina.
Hanno ucciso il sapore di quella terra meravigliosa, vinta dai vinti (le parole non sono mie).
Hanno ucciso non solo la Palestina che già soffre ma anche la cucina, la buona cucina!
Ho mangiato dei falafel fritti forse nel pomeriggio (ma sono generoso a pensare che li abbiano fritti nel pomeriggio), del cous-cous con ceci e mandorle umiliato e del riso con lenticchie nere e cipolle croccanti che nessuno dovrebbe mangiare.
Ho visto un cuoco, italiano e giovane, passeggiare in sala: se lui è il cuoco dovrebbe o imparare a cucinare oppure capire che il suo lavoro è altro. Vero che magari è italiano e non palestinese e non ha mai mangiato la saporita cucina la cui base è la qualità ed il sapore della natura che ti accoglie ma qui siamo davanti ad una totale mancanza di capacità di cucinare.
Oggi ho mangiato sbobba che mi ha detto essere alta cucina palestinese!
No, non è così era davvero porcheria mal cucinata, mal servita e indigesta.
Povera Palestina umiliata in patria e dai suoi figli dispersi nella diaspora a cui sono costretti!
non frequentate quel ristorante se volete guastare della buona cucina: il mio pensiero doveva essere condiviso poichè a tutti i tavoli non c'era gioia ma tristezza e facce grige!
Fuggite il ristorante se potete e sappiate che la cucina palestinese è puro e vero gusto, non sbobba da caserma!
Ho sempre viaggiato col cibo, o forse il cibo mi ha sempre fatto viaggiare: sono andato in paesi meravigliosi, ho visto luoghi che non pensavo vedere seguendo il cibo.
La pizza a Napoli ti porta per i vicoli a visitare i quartieri spagnoli, ti fa vedere Sofia Loren che frigge la pizza, ti fa sognare con la storia della Margherita col cornicione e con tutte le altre diatribe sulla pizza.
Se vai in Sicilia entri nel tunnel se sia meglio la arancina oppure l'arancino ma sia che lo mangi a Catania sia che lo mangi a Palermo conosci la storia alimentare, grassa, di un popolo.
Il riso giallo, con i pistilli di zafferano, cremoso, mantecato di formaggi padani e burro ti seduce: lo assaggi e voli in alto e raggiungi la guglia più alta del Duomo di Milano (non la più alta, quella non si tocca) ma volare voli.
Della Palestina mi sono innamorato prima del cibo e poi del paese: falafel croccanti, hummus profumato di aglio (poco, pochissimo... ma profumato), babaganush che sanno di affumicato, kibbeh speziate e ricche di pinoli, labaneh cremoso e grondante olio d'oliva e questo solo per gli antipasti poi ci sono i piatti forti.....
Ogni volta che penso alla Palestina penso al cibo e ai quei piccoli ristorantini dove, con poco mangi piatti saporiti e che non ti dimenticherai mai, penso alla convivialità che ti porta a ridere e scherzare davanti a delle verdure saporite ed esaltate dalle erbe aromatiche!
Il viaggio è cibo, il cibo è piacere: oggi, per la prima volta nella mia vita mi hanno rovinato un viaggio!
Ho mangiato, oggi, in un ristorante palestinese che mi hanno decantato: nel ristorante hanno ucciso la Plaestina.
Hanno ucciso il sapore di quella terra meravigliosa, vinta dai vinti (le parole non sono mie).
Hanno ucciso non solo la Palestina che già soffre ma anche la cucina, la buona cucina!
Ho mangiato dei falafel fritti forse nel pomeriggio (ma sono generoso a pensare che li abbiano fritti nel pomeriggio), del cous-cous con ceci e mandorle umiliato e del riso con lenticchie nere e cipolle croccanti che nessuno dovrebbe mangiare.
Ho visto un cuoco, italiano e giovane, passeggiare in sala: se lui è il cuoco dovrebbe o imparare a cucinare oppure capire che il suo lavoro è altro. Vero che magari è italiano e non palestinese e non ha mai mangiato la saporita cucina la cui base è la qualità ed il sapore della natura che ti accoglie ma qui siamo davanti ad una totale mancanza di capacità di cucinare.
Oggi ho mangiato sbobba che mi ha detto essere alta cucina palestinese!
No, non è così era davvero porcheria mal cucinata, mal servita e indigesta.
Povera Palestina umiliata in patria e dai suoi figli dispersi nella diaspora a cui sono costretti!
non frequentate quel ristorante se volete guastare della buona cucina: il mio pensiero doveva essere condiviso poichè a tutti i tavoli non c'era gioia ma tristezza e facce grige!
Fuggite il ristorante se potete e sappiate che la cucina palestinese è puro e vero gusto, non sbobba da caserma!